Articoli

Scrivo occasionalmente su riviste e giornali del cuneese. Credo nell’importanza dell’editoria, locale e nazionale, per preservare quanto  ancor resta di democrazia in Italia. Le dittature sono di molti tipi differenti, più o meno sanguinarie e repressive, militari o teocratiche, mascherate o aperte. Tutte, però, hanno una cosa in comune: l’attacco alla libertà di stampa e di opinione.
Mio nonno materno era tipografo ed è morto a Mauthausen E’ finito nel campo di sterminio nazista proprio perchè, in tempi di guerra e terribile repressione, si ostinava a stampare parole di libertà. Per questioni anagrafiche non l’ho conosciuto, ma cerco sempre, quando uso penna o tastiera, di tener ben presente il suo esempio e di essere fedele alle esigenze di libertà e verità.
Non sono giornalista, non riuscirei a scrivere su comando. Gli amici che dirigono le testate a cui occasionalmente collaboro, conoscono questi miei limiti e, con gentilezza e comprensione, accettano che io invii loro le mie divagazioni scritte ai ritmi imposti dalla mia discontinua lucidità mentale e sui temi che in quel momento mi interessano.

Scala di priorità 

Mi ricorda un contadino che abbia fretta di metter fieno in cascina prima dell’imminente temporale e lo getti  al riparo senza troppi riguardi. Il governo, in questi mesi, ha dato mostra di un attivismo incredibile, accatastando provvedimenti e riforme a ritmi folli spinto dalla necessità di sfruttare l’imprevisto clima di consenso incondizionato per mettere la propria firma sul maggior numero possibile di provvedimenti legislativi.

Treni ad alta velocità ?

La TAV fa notizia. Esaurito il filone nautico del Titanic nostrano, in coincidenza quasi perfetta col centennale di quello vero, e in mancanza dei soliti omicidi con torbidi fondali in cui razzolare per mesi, i media nazionali si sono buttati a pesce su cantieri, tralicci, manifestazioni. Prime pagine sui quotidiani, servizi e dibattiti televisivi, scontri e incidenti in diretta: molte parole, ma raramente qualche dato utile a capire davvero la questione.
Una sorta di logica perversa in cui l’eccesso di notizie marginali copre la carenza di dati sostanziali: si fa narrazione, non informazione, si rincorrono frasi ed episodi insignificanti senza mai mettere in chiaro i numeri e gli aspetti fondamentali del problema.

Forestieri e inquilini

Quando Vandana Shiva ha saputo della nascita in Italia di un forte movimento contro il consumo del territorio ha commentato semplicemente: “Era ora che anche voi vi muoveste”.

Non solo (uno) spread

Spread è una parola inglese diventata di moda negli ultimi mesi e riproposta da tutti i mezzi d’informazione con insistenza ossessiva, un po’ come quelle canzonette orecchiabili che costituiscono il tormentone (e il tormento) della stagione estiva. Uno dei tanti termini stranieri che appesantiscono le nostre vite e colonizzano la nostra mente, conosciuto fin a poco fa solo dagli addetti ai lavori e usato dalle banche per calcolare le rate dei mutui a tasso variabile.

Tecnogoverno

Una delle peggiori disgrazie del terzo millennio sono i cosiddetti “esperti”.
Non parlo, naturalmente, di chi ha davvero fatto esperienza di qualcosa, con la fatica e l’impegno di testa e di mani, pagandone sovente il prezzo in termini di sforzo e di sofferenza. Mi riferisco ai tanti esperti con troppi titoli accademici e nessuna consuetudine con la pratica che vanno in giro lautamente pagati a far danni e in molti casi sono un vero e proprio flagello.

Attesa

L’uomo vive di attesa. Quando si smette di attendere è veramente la fine (o l’inizio, se lo guardiamo dall’altra parte).
Si attende il diploma, la laurea, il concorso, la scuola e la fine della scuola.
Si attende il lavoro e poi la fine del lavoro, che di questi tempi non arriva mai.

Piccole grandi cose

In questo tribolato inizio di terzo millennio riesco a trovare grande consolazione solo nelle piccole cose. I grandi eventi li sopporto sempre meno e hanno addirittura per me un effetto depressivo. Mi stupisce e mi rallegra, invece, vedere come ogni volta si ripeta il miracolo del granello di senape e della misura di lievito e come  piccole iniziative apparentemente trascurabili sappiano scovare in sé forze di crescita insospettate capaci di generare movimenti efficaci e produrre risultati insperati.

Bisogno di compagnia.

Non so se Dio esista: benedirò, a suo tempo, la morte che mi toglierà anche quest’ultima curiosità.
In ogni caso ci tengo, fin d’ora, a ringraziarlo per la compagnia che mi ha fatto (o forse che ci siamo fatti, visto che anche Lui sembra soffrire, come capita a me, di una forma di solitudine inguaribile, aggravata sovente dall’affollamento).

Alpitour

“No Alpitour? Ahi, ahi, ahi!”: i più vecchi ricorderanno certamente la fortunata pubblicità che molti anni fa ha contribuito a fare della società cuneese il maggior tour operator italiano.
Lo slogan adesso assume i toni di una tragica beffa per i trecento dipendenti cuneesi del gruppo. Martedì scorso, una mail dal tono dimesso e colloquiale li ha avvisati che il loro futuro prossimo sarebbe cambiato all’improvviso, facendosi cupo e incerto. Le prime parole erano quasi affettuose: “caro collega”, ma il seguito era una vera e propria coltellata: cancellazione della sede di Cuneo e conseguente trasferimento coatto a Torino. Una sorta di deportazione, camuffata nei diversi comunicati dai soliti giri di parole falsamente rassicuranti: miglioramento, efficacia, opportunità, sviluppo…

Stangata d’agosto

Le stangate, da quando posso ricordare, arrivano sempre d’agosto.
Mettere le mani nelle tasche degli italiani, evidentemente, è più facile quando sono in costume da bagno o in bermuda, con la testa distratta e surriscaldata e l’ansia di cancellare stanchezza e frustrazioni accumulate nell’intero anno in pochi giorni di sudata vacanza.
Ma la stangata di ferragosto 2011 ha qualcosa di diverso e di molto più preoccupante rispetto a quelle che l’hanno preceduta.  
E non solo per impatto e dimensioni.