In viaggio per archivi 7,8,9

Una montagna sovrappopolata che, pur con una buona capacità di sfruttare a fondo le risorse e con quantità di fatica oggi impensabili, non riusciva a nutrire tutti i suoi abitanti: questa è in estrema sintesi la realtà delle nostre valli fino a novecento inoltrato. Per sopravvivere bisognava emigrare, cercando altrove quello che non si poteva trovare a casa propria.
L’emigrazione stagionale è sempre stata un fenomeno connaturato con le caratteristiche dell’agricoltura montana di un tempo, che richiedeva enormi quantità di lavoro nel breve periodo estivo, ma obbligava a lunghi mesi di quasi inattività invernale. Scendere in pianura o andare all’estero nella brutta stagione era il modo per procurarsi da mangiare, ottenere un po’ di denaro e contemporaneamente occupare il tempo morto dei mesi freddi. Spesso era questione di vera e propria sopravvivenza, come ci raccontano i numeri delle produzioni agricole.

In viaggio per archivi 4,5,6

Attraverso i resoconti annuali della settecentesca tassa sul sale possiamo vedere, sullo sfondo, una società sempre più povera e affamata e uno stato, quello dei Savoia, che dalla lontana Torino attua una politica di rigore e di crescente controllo burocratico, contribuendo all’aggravarsi della crisi.
Se non facciamo caso alle date e operiamo le opportune traduzioni relative al contesto, ci possiamo rendere conto che si tratta di storie vecchie, ma sempre attuali. Cambiano modalità, strumenti, metodi, ma la sostanza rimane: uno stato che nei momenti difficili, invece di seguire la logica e rilanciare l’economia abbassando le tasse, si accanisce a spremere i cittadini facendo incancrenire la crisi, con risultati suicidi, oltre che dolorosi.

In viaggio per archivi 1,2,3

Dopo l’invito ad allacciarsi gli scarponi e ad andare per borgate, vorrei proporre adesso un’altra breve serie di passeggiate, più adatte al rigore dei mesi invernali e fattibili anche in caso di condizioni meteorologiche avverse.
Un viaggio di carta, fatto di volumi rilegati e di fogli sparsi, spesso lacerati dal tempo e consunti dall’uso. Una passeggiata che, come ogni viaggio, richiede fantasia e pazienza, ma che non si basa su storie fantastiche o inventate, bensì su documenti molto concreti e pratici, spesso anche un po’ noiosi, al confine fra la burocrazia e la storia, tra l’ordinaria amministrazione e gli eventi spesso tragici o drammatici che hanno sempre fatto da contorno alle nostre esistenze.

Cassette di risparmio

Quando, nello scorso millennio, frequentavo le elementari si faceva tutti gli anni la Giornata del Risparmio. Nell’occasione, ricordo che una volta una banca locale ci aveva regalato dei piccoli salvadanai metallici con una stretta fessura per infilarci i soldini. Il fondo aveva una serratura, ma la chiave non era stata consegnata insieme alla cassetta: si poteva svuotare solamente in filiale. Lo scopo propagandato era l’educazione al risparmio; quello vero, naturalmente, era acquisire nuovi, giovanissimi clienti per quella che allora era l’unica banca del paese.

Piazze e tangenziali

Con piazza foro Boario ho un rapporto d’affetto che risale ai lontani anni sessanta.
I muggiti dei vitelli scaricati dai camioncini mi hanno fatto compagnia per cinque anni alternandosi alle voci dei professori nelle classi del seminario adiacenti alla piazza. Solo un vetro sottile, d’inverno velato di umidità, e le sbarre d’ordinanza ci separavano da bovini, commercianti e macellai

Andare per borgate 9

La casa rurale delle nostre valli era in genere di tipo unitario, cioè accoglieva sotto lo stesso tetto il ricovero per gli animali (stalla e fienile) e la parte abitativa (cucina e stanze).
La soluzione consentiva di non avere problemi gestionali in caso di forti nevicate e di massimizzare l’isolamento termico. La stalla, in genere con volta a botte, era sovente l’unico luogo caldo della casa, grazie al tepore animale e al sovrastante fienile, e serviva, oltre che allo scopo originario, da soggiorno, da laboratorio artigianale e da salone di ricevimento per le serate fra vicini, le vijà, momenti forti di socializzazione in tempi ancora fortunatamente privi di scatole parlanti, telenovelas e quiz a premi.

Andare per borgate 8

Dopo la triste ma necessaria divagazione fiscale, ritorniamo sul terreno più scorrevole dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’architettura. Abbiamo già visto che i primi due termini costituiscono in montagna un binomio inscindibile, capace di garantire la sopravvivenza di una numerosa popolazione e di mantenere intatta la fertilità per i futuri abitanti. La terza parola, architettura, è anch’essa strettamente legata alle prime due, anzi, ne diventa in qualche modo il risultato tangibile, la materializzazione.

Andare per borgate 7

Ho fatto cenno la volta scorsa al fatto che molte notizie degli Archivi Comunali si ricavano dai documenti relativi a tasse e imposte. Se vogliamo sapere quanti animali c’erano in un dato anno basta sfogliare i Ruoli dei Contribuenti per la tassa sul bestiame e fare le relative somme.
Vorrei fare una piccola digressione proprio su questo tema, prima di riprendere il percorso su agricoltura, architettura  e paesaggio.

Andare per borgate 6

“L’uomo non separi ciò che Dio ha unito”. Il monito evangelico vale a mio parere in molti altri aspetti del vivere  e non solo nello stretto campo delle relazioni fra uomo e donna in cui l’abbiamo confinato. Agricoltura e allevamento, ad esempio, sono due settori inscindibili e interconnessi, la cui separazione porta innumerevoli guai. E’ il classico esempio di fattori complementari: insieme funzionano alla perfezione, aiutandosi e integrandosi l’uno con l’altro. Divisi creano problemi di difficile soluzione.

Andare per borgate 5

Per godere al massimo della nostra gita nella montagna degli uomini dobbiamo aggiungere all’attività fisica alcuni altri ingredienti. Uno è senz’altro la conoscenza del territorio e delle sue componenti culturali, l’altro è l’immaginazione.
Le due facoltà sono complementari, l’immaginazione senza conoscenza è pura fantasia, la conoscenza senza immaginazione resta sterile e diventa nozionismo. Capire, studiare e ricercare ci aiuta anche a dare dimensioni realistiche alla nostra capacità di immaginare e immedesimarsi.