Ginnastica per invecchiare meglio

Invecchiare bene è questione di genetica, di fortuna e di ginnastica.
Per i primi due fattori possiamo farci poco, il terzo dipende anche dalla nostra volontà. Non sto parlando di flessioni e piegamenti, peraltro utili soprattutto per chi ha la sfortuna di non avere orti, frutteti, giardini, boschi e case cadenti che lo obbligano a quotidiani esercizi all’aria aperta. Neppure mi riferisco alla ginnastica mentale, parole crociate, enigmistica, giochi di memoria, sudoku e altri espedienti per rallentare l’invecchiamento dei pochi neuroni superstiti e magari tenere alla larga il compagno Alzheimer.

Trilogia del rottamatore

Rottamare, rottamazione, rottamatore sono brutti neologismi figli di una società dello spreco, dell’usa e getta, del vuoto a perdere e dell’obsolescenza programmata. Sono anche una bestemmia contro l’ambiente, il lavoro contenuto negli oggetti e la povertà sempre troppo (e troppo inegualmente) diffusa.
Quando poi si pretende di rottamare uomini e idee, il verbo assume aspetti sinistri e preoccupanti. Per questo, senza alcun riferimento a cose o persone di pubblica notorietà, mi è venuto voglia di giocare un po’ con queste parole dissonanti, facendomi aiutare da due branche del moderno sapere scientifico di cui, naturalmente, conosco ben poco e da una disciplina umanistica che è ancora più lontana dal mio settore di teorica competenza.

Torcicolli d’autunno

Invecchiando, ci può capitare di essere colpiti da una strana forma di artrosi che tende a farci girare la testa indietro. Visto che le nostre personali previsioni atmosferiche a breve termine annunciano nebbie in aumento e perturbazioni minacciose, e il futuro più lontano si intravede ricco di preoccupazioni e acciacchi e povero di speranze, possiamo essere tentati di trovar rifugio nel passato.
La patologia, oltre a colpire le vertebre cervicali, ha strani effetti anche sulla vista, provocando una forma anomala di daltonismo che altera i colori facendoci vedere rosa il passato, grigio il presente e nero il futuro.

Leggere un diario

Ci sono libri che arrivano al momento giusto e frasi che ti sembrano scritte apposta per te. Ci sono libri che puoi usare come zattere e che ti aiutano a stare a galla: a volte ti capita di trovarteli sottomano proprio mentre stavi annaspando fra le onde e le correnti. Ci sono pagine che ti arrivano da lontano, come messaggi in bottiglia affidati al capriccio dell’oceano e trovate per caso sulla spiaggia. Ti chini a raccoglierle, le pulisci da sabbia e incrostazioni e scopri con stupore che il destinatario sei proprio tu.

L’esatto contrario

“L’articolo 1 della Costituzione italiana dice che la sovranità appartiene al popolo, non ai mercati finanziari e ai gruppi di potere”. Ha dovuto ricordarlo in questi giorni l’onorevole Franceschini ai colleghi parlamentari, concludendo che l’antipolitica si sconfigge con la buona politica e che “buona politica è restituire le scelte ai cittadini”. Dobbiamo ripeterlo anche noi a chi sta lavorando davanti e dietro le quinte per un raddoppio del disastroso governo Monti.

Speranza necessaria

Noi che non possediamo certezze e abbiamo scarse riserve di fede,
noi che continuiamo ad accumulare domande e a restare in attesa di risposte,
noi che non riusciamo proprio a ingoiare le pillole indigeste dei dogmi e preferiamo masticare con lentezza ogni piccolo boccone di verità prima di inghiottirlo,
noi che temiamo corvi e talpe solo nell’orto e nel frutteto,

Tecnogoverno

Una delle peggiori disgrazie del terzo millennio sono i cosiddetti “esperti”.
Non parlo, naturalmente, di chi ha davvero fatto esperienza di qualcosa, con la fatica e l’impegno di testa e di mani, pagandone sovente il prezzo in termini di sforzo e di sofferenza. Mi riferisco ai tanti esperti con troppi titoli accademici e nessuna consuetudine con la pratica che vanno in giro lautamente pagati a far danni e in molti casi sono un vero e proprio flagello.

Attesa

L’uomo vive di attesa. Quando si smette di attendere è veramente la fine (o l’inizio, se lo guardiamo dall’altra parte).
Si attende il diploma, la laurea, il concorso, la scuola e la fine della scuola.
Si attende il lavoro e poi la fine del lavoro, che di questi tempi non arriva mai.

Bisogno di compagnia.

Non so se Dio esista: benedirò, a suo tempo, la morte che mi toglierà anche quest’ultima curiosità.
In ogni caso ci tengo, fin d’ora, a ringraziarlo per la compagnia che mi ha fatto (o forse che ci siamo fatti, visto che anche Lui sembra soffrire, come capita a me, di una forma di solitudine inguaribile, aggravata sovente dall’affollamento).

Custode del diritto

Sul manifesto che ne annunciava la morte, accanto al nome,  non c’erano titoli accademici o professionali, ma una qualifica molto più significativa e profonda: “cultore del diritto”. Per definire un uomo, per raccontare una vita non bastano certo le parole: ci vogliono i sorrisi, gli slanci, la rabbia, il coraggio, la stanchezza, l’ostinazione, la generosità. Ma quella breve frase è un buon riassunto: ha molto di tutto questo.
Perché cultore del diritto vuol dire custode delle parole – dell’importanza delle parole – e operatore di giustizia.