Articoli

Scrivo occasionalmente su riviste e giornali del cuneese. Credo nell’importanza dell’editoria, locale e nazionale, per preservare quanto  ancor resta di democrazia in Italia. Le dittature sono di molti tipi differenti, più o meno sanguinarie e repressive, militari o teocratiche, mascherate o aperte. Tutte, però, hanno una cosa in comune: l’attacco alla libertà di stampa e di opinione.
Mio nonno materno era tipografo ed è morto a Mauthausen E’ finito nel campo di sterminio nazista proprio perchè, in tempi di guerra e terribile repressione, si ostinava a stampare parole di libertà. Per questioni anagrafiche non l’ho conosciuto, ma cerco sempre, quando uso penna o tastiera, di tener ben presente il suo esempio e di essere fedele alle esigenze di libertà e verità.
Non sono giornalista, non riuscirei a scrivere su comando. Gli amici che dirigono le testate a cui occasionalmente collaboro, conoscono questi miei limiti e, con gentilezza e comprensione, accettano che io invii loro le mie divagazioni scritte ai ritmi imposti dalla mia discontinua lucidità mentale e sui temi che in quel momento mi interessano.

Cari colleghi

Cari colleghi, in oltre trent’anni di Collegi dei docenti non ricordo di aver mai preso la parola. E’ una questione di carattere: mi piace poco parlare in pubblico, amo piuttosto il silenzio e, in subordine, la concisione, entrambe merci rare in queste nostre assemblee di Istituto. La cosa non mi fa certo onore, visto l’inderogabile dovere della partecipazione attiva, ma ha avuto l’innegabile pregio, in tutti questi anni, di non aver sottratto troppo tempo alla discussione.

Picchiare duro

Picchiare duro
E’ passato più di un mese da quando la Guida ha pubblicato l’editoriale di Martino Pellegrino sul “picchiare più duro”. Se la validità di uno scritto sta nella sua capacità di generare riflessioni bisogna fare i complimenti all’autore: la lettura ha prodotto in me una sorta di pensiero ricorrente che mi ha accompagnato in queste brevi giornate d’equinozio divise equamente fra le angosce e i piaceri di inizio scuola e le conserve e marmellate di fine stagione.

Dare i numeri

Visto che di questi tempi faccio sovente fatica a trovare le parole, non mi resta che dare i numeri.
Cominciamo dal basso: zero. Cioè niente, nulla. Sono gli aumenti che noi lavoratori dipendenti vedremo in busta paga nei prossimi anni, per effetto del blocco degli scatti di anzianità. Tremonti dal suo cappello ha tirato fuori questa meraviglia, una sorta di elisir di lunga vita ed eterna giovinezza che fissa nel tempo la nostra età lavorativa, impedendoci di invecchiare. Meglio del Gerovital, se qualcuno ancora se lo ricorda.

Chiesa nucleare

Venerdì scorso allegato alla Guida c’era un opuscolo su carta patinata.
“Energia per il futuro” era il titolo rosso su sfondo verde, sopra l’immagine di una bimba che disegna una lampadina a risparmio energetico .
Lo sfoglio distrattamente, pensando di leggere uno dei consueti manuali che raccomandano di chiudere la luce uscendo di casa e spiegano i vantaggi delle fonti rinnovabili e alternative.

Indizi

Dell’esistenza di Dio non abbiamo prove.
Il tentarne dimostrazione è vuota impudenza, un misto molto umano di superficialità e arroganza. Per chi si dice cristiano, poi, è strada sbarrata dai continui rifiuti di Cristo di produrre “segni” a conferma delle sue affermazioni. I Vangeli in questo sono di un’onestà cristallina e suicida.

Mancanza d’aria

Le dittature sono di molti tipi differenti, più o meno sanguinarie e repressive, militari o teocratiche, mascherate o aperte. Tutte, però, hanno un denominatore comune: l’attacco alla libertà di stampa e di opinione.

Elezioni d’equinozio

Sarebbe meglio parlare della primavera finalmente arrivata, del verde incredibile dell’erba nata dalla neve, delle gemme gonfie che stanno per partorire il bianco e il rosa dei fiori. Oppure del piacere delle prime gite in bici in Langa, a godersi il sole ancor buono dell’equinozio, fra le viti potate che piangono linfa e le foglie ancor giovani dei noccioli.

Para-dossi

Vent’anni fa non c’erano proprio.
Ma questo vale per un mucchio di altre cose, dalle rotonde agli sciami di capannoni, dagli atei devoti ai razzisti padani, dalla finanza creativa agli integralisti di ogni razza e colore. Non voglio entrare in questo discorso sdrucciolevole che può portare a pericolose derive passatiste: i bei tempi andati, si stava meglio quando si stava peggio e via sproloquiando.

Ridatemi il voto!

Di nuovo clima di elezioni, nonostante i rigori da anticiclone siberiano di questo gelido inverno che ci ricordano il forte anticipo sui canonici tempi elettorali di tarda primavera. Lo si capisce dai manifesti con le facce sorridenti che stanno progressivamente sostituendo le pubblicità di telefonini, automobili superecologiche e biancheria intima, sfondo abituale dell’arredo urbano.

Democrazia: “ghe pensi mi/ i pensu mi”

12 ottobre 2009. Berlusconi parla a una platea di industriali e, dopo la ormai consueta sparata contro i media non ancora di sua proprietà e l’ennesimo invito a boicottare i giornali non allineati, dice testualmente: “Voi pensate a creare il benessere, per la libertà e la democrazia ghe pensi mi”.