Elezioni d’equinozio

Sarebbe meglio parlare della primavera finalmente arrivata, del verde incredibile dell’erba nata dalla neve, delle gemme gonfie che stanno per partorire il bianco e il rosa dei fiori. Oppure del piacere delle prime gite in bici in Langa, a godersi il sole ancor buono dell’equinozio, fra le viti potate che piangono linfa e le foglie ancor giovani dei noccioli.
Ma è d’obbligo fermarsi ancora a quel penoso e costoso teatrino che son state le elezioni regionali.
Le peggiori che io ricordi, almeno a giudicare dall’invadenza e dalla scarsa qualità dell’imbonimento elettorale.
Come dopo un carnevale triste e mal riuscito rimangono tonnellate di cartacce, appese ai muri a sporcare la città e offendere la vista, e infilzate a forza nelle buche delle lettere a stressare i postini e far concorrenza ai tre per due dei supermercati.
Facce, parole e promesse che sarebbe una consolazione mandare al macero nei cassonetti della raccolta differenziata, se non ci fosse la triste consapevolezza che toccherà a ognuno di noi contribuenti saldare il conto dello sfoggio di esibizionismo di eletti e trombati.
In una società in cui l’anonimato è sentito come la peggiore delle condanne, non deve esser sembrato vero a molti aspiranti consiglieri di specchiarsi nei manifesti murali e di regalarsi (a nostre spese) un briciolo di effimera notorietà.
La primavera è arrivata, ma il gelo dell’inverno leghista sembra durare ancora a lungo in questo confuso e disilluso nord Italia. La vittoria della destra (di “questa” destra che cuce insieme razzismo padano e nepotismo mafioso, volgarità scamiciata e fascismo in doppio petto, industrialotti lumbard e piduisti di lungo corso) mi spaventa e mi deprime.
Sono contento, invece, del successo insperato di Davide Bono e del nostro Fabrizio Biolè, volti nuovi e freschi a cui ho dato il mio voto, nonostante la scarsa simpatia per Grillo e il suo populismo vaffanculista. Dal comico prestato alla politica mi separano troppi milioni di euro nella dichiarazione dei redditi e sopporto poco pure le cinque stelle che a me, tipo da campeggio, ostelli e sacco a pelo, ricordano lo schiaffo alla miseria degli alberghi extra-lusso. Fra l’altro, ironia del destino, la signora (ex) Presidente ha passato la vigilia delle elezioni in un resort 5 stelle in quel di Serralunga d’Alba a ritemprarsi in piscina dalle fatiche di un presenzialismo forse controproducente. A riprova che stelle e lusso non portano bene a quelli che un tempo definivamo “compagni”.
Ho paura dell’inverno leghista e soprattutto della dittatura incipiente del grande Imbonitore, mi terrorizza l’indifferenza attonita dei milioni di italiani drogati dagli schermi televisivi, ma non rimpiango affatto di aver contribuito col mio voto a far perdere “questa” sinistra. La sinistra affaristica delle grandi opere, della Tav che si fa ad ogni costo, delle rottamazioni forzate a beneficio della Fiat, dell’ambiente usato per far cassa e coperto di cemento, del gioco a complicare la vita ai cittadini con norme affrettate e cervellotiche (sempre, guarda caso, con la scusa di ecologia e sicurezza, ma con l’occhio ben attento alle entrate, proprie e altrui).
Spero che la sconfitta sia salutare per quest’area politica a cui, nonostante tutto, sento di appartenere e che serva per una rinascita (o, visto il periodo pasquale, per una “resurrezione”). Spero che i dirigenti capiscano che devono meritarsi la fiducia e non possono più contare su un elettorato addomesticato disposto a sopportare tutto e a votare tappandosi il naso in nome di una generica “appartenenza”.
Spero, soprattutto, che la loro arroganza congenita e la loro distanza siderale dalla gente non li porti a liquidare la prevedibile batosta addossando le colpe ai “traditori” che hanno osato votare per chi pensavano li rappresentasse meglio.
Perchè questo significherebbe non aver capito nulla del significato delle elezioni e dello stesso termine “democrazia”, cosa abbastanza grave per un partito che, dopo aver perso per strada il comunismo e la sinistra, ha nel nome ancora un riferimento a questa parola arcaica e fuori moda.

Cervasca, 31-3-010 pubblicato su Vivermeglio del 2-4-010