Tre Pater, Ave e Gloria

“Tre Pater, Ave e Gloria”
Era la pena che il confessore ci comminava, prima di raccomandarci di non peccare più e di pronunciare l’ego te absolvo, tracciando un invisibile segno di croce.
Riti ormai relegati, per me, nel limbo dei ricordi di infanzia, assieme alle zuppe di latte e grissini che la delegata ci offriva dopo averci fatto ripetere le formule magiche del Catechismo e al freddo dei gradini di marmo da cui noi chierichetti rispondevamo agli Introibo del sacerdote, osservandone le spalle coperte da bizzarri paramenti dorati.
Ricordi di immagini e odori: la grata coi buchi piccoli, il noce lucidato a cera del confessionale, la tenda scura che nascondeva il prete. Lui seduto, noi inginocchiati a cercare di far risalire alla mente e tradurre in parole quelli che ci avevano insegnato essere i primi “peccati”.
Tre Pater, Ave, e Gloria era un’ammenda lieve, il minimo della pena, adatta a colpe leggere com’erano allora le nostre giornate e le nostre coscienze.
Mi sono tornate in mente queste immagini seguendo, sia pure con distrazione figlia del disgusto, le tormentate vicende del nostro ineguagliabile Presidente del Consiglio e le tentennanti reazioni della gerarchia ecclesiastica.
In bilico, costantemente, fra l’imbarazzo e la giustificazione, fra l’esigenza di mantenere buoni rapporti con un governo “con cui non siamo mai stati tanto in sintonia” e la tentazione di trarre il dovuto profitto dalla vicenda, trasformando la colpa altrui in forza contrattuale propria.
Tentazione vecchia, quest’ultima, di barattare la tolleranza e il silenzio su vizi e crimini dei potenti con privilegi o norme di legge in linea con le proprie ristrette vedute morali. La storia recente ci conferma questa tendenza di ogni gerarchia religiosa di abbracciare e appoggiare regimi totalitari in cambio di favori spiccioli e di briciole di potere.
Per ogni dittatore o aspirante tale, godere dell’appoggio di chi è ritenuto portavoce del divino è di importanza fondamentale. Nessun governante sfugge alla regola ferrea della costruzione di un sia pur minimo consenso popolare. Aver Dio dalla propria parte, come ammetteva perfino il vecchio Adolf, è un vantaggio non trascurabile.
La Spagna di Franco, il Cile di Pinochet, , l’Argentina di Videla sono storia recente. L’Iran di Ahmadinejad, dall’altro versante, è cronaca tremenda dei nostri giorni.
D’altra parte, per restare a casa nostra, lo sgambetto al traballante governo Prodi che ci ha regalato questo Berlusconi da basso impero, ha avuto come esecutore il cattolico Mastella e come mandante Camillo Ruini.
I commenti da parte ecclesiastica nei giorni caldi della vicenda sono un’interessante lettura, una dimostrazione pratica di come in Vaticano manchino magari biblisti, profeti o teologi, ma abbondino esperti nell’arte della diplomazia, dei machiavellismi e della contrattazione occulta.
Non quindi Tre Pater, Ave e Gloria da recitare con contrizione nella penombra di una navata, per il “peccatore” Berlusconi, ma qualcosa di più concreto da mettere nel piatto per ottenere il perdono e ritrovare l’appoggio politico. Soldini e norme in favore della scuola privata, naturalmente di matrice cattolica, come suggeriva in diretta, nei giorni dello scandalo, un altissimo prelato passando con disinvoltura dai toni di condanna alla mano tesa. Oppure le solite chiusure su aborto ed eutanasia, su pillola del giorno dopo e testamento biologico.
Insomma, cose solide, concrete, fondamentali.
Denaro e moralismi, contro la laicità dilagante e il relativismo.
Mica quisquiglie, come l’accoglienza degli immigrati o il reato di clandestinità, la giustizia sociale o l’emergenza ambientale, la disoccupazione o le nuove povertà. Cose importanti, come tenere in vita cadaveri soffiandoci dentro a forza aria o bandire l’uso di quelle pillole dal nome strano, RUqualcosa (che non saranno il massimo, ma sono pur sempre meglio di prezzemolo e aghi da maglia, mammane o neonati nel cassonetto…).
Ma questa è ormai acqua passata, un tormentone estivo che ha accompagnato le sudate sotto l’ombrellone o le code in autostrada, insegnando agli italiani nuovi termini. “Escort”, ad esempio, al posto del volgare “puttana”, buona per gli spiantati a caccia di brutte malattie. La differenza sta nel fatto che la scegli su catalogo, (come il buon vecchio Postal Market, ma ora si chiama “book”), costa molto di più ma la paghi per interposta persona, tramite il suo manager. Così puoi affermare, come ha fatto il Nostro ier l’altro a Danzica, che “non ha mai pagato una donna in vita sua”.
Neanch’io ho pagato il chirurgo che mi ha visitato poco tempo fa, i soldi li ho dati alla segretaria.
La cronaca recente, purtroppo, ha aggiunto un finale molto più grave a questa tragicomica storiella estiva.
Il peccatore ha buttato via il saio, si è scrollata la cenere dai pochi capelli ed ha gettato la maschera, svelando il vero volto nascosto da creme, belletti e sorrisi rassicuranti.
In pochi giorni è partito l’attacco a Repubblica e all’Unità, con richiesta di risarcimenti milionari e il massacro al povero Boffo, direttore dell’Avvenire, reo di avere avanzato pacate critiche all’imperatore e al suo curioso modo di ovviare al fisiologico calo del testosterone.
Un attacco senza precedenti nella storia della Repubblica e senza paragoni in nessun altro paese europeo. Un fatto di una gravità inaudita, passato nel solito, ebete disinteresse dell’opinione pubblica stordita dall’oppio televisivo.
La storia si ripete. Negli anni venti e trenta fascismo e nazismo hanno messo solide radici nell’indifferenza o addirittura con la complicità delle istituzioni religiose, alla ricerca di alleati contro il comunismo e l’ateismo. I risultati sono stati la seconda guerra mondiale, i lager e i forni crematori.
Chissà se, ora che è troppo tardi, qualcuno oltre Tevere si starà chiedendo se non abbia, per caso, fatto male i suoi calcoli e scelto nella fretta il cavallo sbagliato.
Se sia proprio Lui, l’uomo “maggiormente in grado di esprimere i valori comuni italiani, tra cui quelli cattolici”, come scriveva, testualmente, in giugno, l’Osservatore Romano.
In tal caso, sarei proprio curioso di sapere quali siano questi valori.

Cervasca, 3 settembre 09
Pubblicato sul Granello di ottobre 09 lele viola