Ambiente e tecnologia

Conformismo rassegnato e anticonformismo eccentrico sono due aspetti della medesima malattia, associata sovente al progredire dell’età. Nei giovani è invece bello vedere la voglia di cambiamento e il bisogno di contestazione, che prende forme e colori diversi a seconda delle epoche storiche. Per noi nati a metà del secolo scorso era la giustizia sociale, venata da qualche rivolo di anarchia e intolleranza alle forme istituzionalizzate del potere. Adesso, per la generazione nata dopo il passaggio di millennio, è l’urgenza della questione ambientale e l’attenzione al mondo che ci ospita e che stiamo velocemente deteriorando e consumando.
Oggi come allora, la protesta ha diverse voci, più o meno intonate e confuse, e, come ogni fluido, assume la forma del contenitore, adattandosi cioè ai mezzi a disposizione e all’epoca. Per noi erano cortei, assemblee e slogan, per i ragazzi di oggi, tutti collegati, ma anche imprigionati dalla potenza della rete, tutti uniti virtualmente, ma tutti in qualche modo più isolati, la protesta corre sul web e usa mezzi tecnologici, senza forse diventare terreno di unione reale.
In ogni caso, i ragazzi di ogni epoca hanno il compito di far notare al mondo quello che non va, e in fondo hanno sempre ragione. Avevamo ragione noi, a chiedere maggior giustizia, solidarietà e pace, hanno ragione i giovani d’oggi nel pretendere attenzione al pianeta che ci ospita e che stiamo rovinando in modo irreversibile.
Anche i potenti della terra sembrano aver vagamente capito che il nostro futuro dipenderà da come affronteremo la questione ambientale e che i tempi si stanno facendo stretti. In fondo è una questione fisica, di semplice inerzia: siamo su un treno lanciato a folle velocità e se aspettiamo ancora un po’ a tirare i freni lo schianto è assicurato.
Dopo la parentesi di Trump, nessuno sembra oggi mettere in dubbio (almeno in teoria e a parole) la responsabilità dell’uomo nel riscaldamento climatico e la necessità di intervenire in fretta e bene (due termini che vanno poco d’accordo fra loro).
L’ambiente è diventato un argomento all’ordine del giorno di ogni riunione politica dei grandi della terra, e questo è senz’altro una cosa positiva, ma il rischio concreto è che si usino parole, energie e idee buone per scopi distorti e addirittura contrari al fine per cui erano nate.
La cosa è già successa altre volte, con molte altre idee e parole ottime che, col tempo e per successive deviazioni, hanno prodotto risultati esattamente contrari alle motivazioni di partenza. Gli ideali di libertà, fraternità ed eguaglianza della Rivoluzione Francese hanno portato alla ghigliottina e ai cannoni di Napoleone, le speranze e le utopie comuniste si sono spente nei gulag staliniani e perfino il messaggio di Cristo è stato usato, in passato, per giustificare l’Inquisizione e le persecuzioni degli eretici.
Per questo, credo sia importante che chiunque ha a cuore la terra su cui tutti viviamo, che ci ospita e ci dà da mangiare, stia attento a controllare che i provvedimenti che si stanno studiando e realizzando non siano solo occasione di guadagno e di speculazione per qualcuno e non si traducano, come d’abitudine, in una selva di norme di dubbia utilità e di scarsa coerenza logica che appesantiranno la vita dei normali cittadini senza incidere davvero sul degrado ambientale.
È importante quindi riflettere sul rapporto fra ambiente e tecnologia e, più in generale, su quei due termini “ecologia” ed “economia”, affratellati dalla comune radice greca “eco” (che significa casa) ma divisi dal diverso suffisso (nomos è la legge, logos il discorso, quasi a voler situare l’economia nel concreto mondo delle dure e inflessibili leggi e l’ecologia in quello volatile e variegato delle parole).
Trasformare la questione ambientale in una sfida tecnologica e convincere i cittadini che la difesa dell’ambiente può creare occupazione e ricchezza, invece di condannare a una poco felice decrescita: questa è la strategia, condivisa, pur con obiettivi e metodologie diverse, dalle due superpotenze mondiali, Cina e Usa, e adottata di riflesso dalla piccola e sparsa Europa. Una ricetta che vorrebbe coniugare il dogma intoccabile della crescita del PIL con la difesa dell’occupazione e la tutela dell’ambiente.
Un modo per salvare capra e cavoli, si potrebbe dire con un linguaggio meno sofisticato.
Ognuno può dare un suo giudizio su questa strategia, essere più o meno d’accordo, trovarla un compromesso geniale capace di metter insieme economia ed ecologia, riscoprendone il comune significato etimologico o, al contrario un tentativo ipocrita di far passare per difesa dell’ambiente quello che in realtà è solo un modo di accrescere redditi e profitti. Insomma, una valida strategia o un pessimo strattagemma.
Penso, però, che sia importante, prima di lanciarsi in giudizi affrettati e condizionati dalla famiglia ideologica di appartenenza (che spazia dagli ambientalisti puri e duri ai pragmatici difensori del capitale) riflettere un momento sul significato e sul valore del termine “tecnologia”.
Nel bene e nel male, la tecnologia è diventata parte delle nostre vite, una compagna delle nostre giornate e, a seconda dei casi e dei punti di vista, può essere utile o fastidiosa, una fedele e instancabile aiutante o una padrona dispotica e a volte crudele.
Di certo, la tecnologia ha liberato l’uomo dalla schiavitù del lavoro manuale e dalle fatiche, a volte bestiali, che erano necessarie in passato per garantire cibo e riparo.
Noi, generazioni cresciute con la pancia piena e i piedi al caldo, non ci rendiamo più conto di quanto lavoro manuale fosse necessario ai nostri progenitori per mangiare, vestirsi, ripararsi dal freddo e di quanto dura e precaria fosse un tempo l’esistenza.
Anche dal versante della tutela di ambiente e salute la tecnologia può essere un aiuto formidabile e già disponibile concretamente. Pannelli solari, motori elettrici e batterie affidabili e durevoli possono cambiare il nostro modo di viaggiare e lavorare. Da oltre cinque anni uso quotidianamente decespugliatore e motosega a batteria e da un paio d’anni abbiamo in famiglia una piccola utilitaria elettrica. In entrambi i casi sono state scelte molto positive, sia dal punto di vista della comodità d’uso (rumore, fumo, difficoltà di partenza, vibrazioni) che da quello economico.
Ma tecnologia, come ogni altra sostantivo contenuto nel dizionario, è sempre una medaglia a due facce. Le parole sono gusci vuoti, che tocca a noi riempire di significato. Nello straordinario progresso tecnologico del nuovo millennio possiamo trovare un mezzo di liberazione, per garantire vita buona e piena a tutta l’umanità, oppure una nuova forma di schiavitù e di oppressione. Come sempre, dipende da noi.
Di certo, se crediamo di poter risolvere la questione ambientale semplicemente con la tecnologia e senza pagare il dazio di cambiare stile di vita, facciamo un enorme errore di valutazione. Senza contare che, se esaminiamo la questione dal punta da vista storico, si può notare come sia stato proprio il progresso tecnologico, in particolare con l’introduzione del motore, la meccanizzazione agricola e lo sviluppo industriale, a produrre la situazione di squilibrio di cui cominciamo a sentire gli effetti.
Come per tutti i problemi complessi, anche per la questione ambientale non esistono soluzioni facili né univoche. Non è un quiz in cui ci sono risposte giuste o sbagliate e non mi sembra saggio schierarsi in opposte fazioni a difesa di posizioni ideologiche fissate a priori sulla base di simpatie e appartenenze. Credo sia importante, prima di tutto, tentare di capire “cosa sta succedendo” e cercare la consapevolezza, ben sapendo di non poterla mai possedere completamente.
Forse la comune radice linguistica di economia ed ecologia ci può indicare che la strada passa nel cercare di mettere insieme un cambiamento concreto del nostro stile di vita con l’utilizzo oculato di tecnologie moderne ed efficaci.
Non sempre, infatti, una scelta deve per forza escludere l’altra e magari la soluzione si può trovare con la giusta miscela di impegno personale, scelte politiche e sociali e progresso tecnologico.

Pubblicato su La Guida del 2-12-021