La libertà di campeggiare

Nel capolavoro di Marguerite Yourcenar l’imperatore Adriano, ormai vecchio e malandato, fa un resoconto e un bilancio della sua vita. Nelle sue parole si riflette la contraddizione e lo sconcerto di uomo che ha raggiunto con fatica e tenacia l’agognato potere, ha tenuto in mano le sorti del mondo e negli anni estremi deve fare i conti con un corpo e una mente che non rispondono più ai suoi ordini e ai suoi desideri: una metafora potente e spietata della condizione umana.
Nel testo, la scrittrice fa dire al vecchio imperatore un paio di frasi che meritano una riflessione: “Credo poco alle leggi. Esse mutano meno rapidamente dei costumi, pericolose quando sono in ritardo, ancor di più quando presumono di anticiparli…
Ogni legge trasgredita troppo spesso è cattiva; spetta al legislatore abrogarla o emendarla, per impedire che il dispregio in cui è caduta quella stolta ordinanza si estenda ad altre leggi più giuste. Mi riproposi di eliminare cautamente le leggi superflue e di promulgare con fermezza un piccolo numero di saggi decreti.”
La doppia definizione di norma “superflua” e di “stolta ordinanza” mi ha richiamato alla mente la recente legge regionale 5 del 28 febbraio 2019 che vieta sul territorio del Piemonte qualsiasi forma di campeggio libero. Una legge liberticida, inutile e perciò dannosa, che ha prodotto preoccupazione e indignazione e che non mancherà di sollevare strascichi polemici e conseguenze negative a molti livelli. Non importa se col regolamento attuativo si cercherà di metterci una pezza, come ormai d’abitudine, complicando di fatto il già spaventoso panorama normativo con contraddizioni interne che smentiscono la rigidità delle enunciazioni iniziali e aumentano confusione e difficoltà di interpretazione.
Per me il campeggio è per definizione “libero”: il termine è uno di quei sostantivi che contengono e comprendono l’aggettivo qualificativo. Un campeggio non libero non è campeggio, al massimo una sosta all’aperto, in zona protetta e recintata. Niente di male, anzi, una buona forma di vacanza anche quella, soprattutto per chi per residenza è confinato in spazi ristretti e lontani dalla natura. L’importante è poter scegliere, non essere relegati obbligatoriamente in piazzole a pagamento per poter godere di ambiente e paesaggio. Fra l’altro, le due forme possono e devono convivere con reciproco vantaggio: la sosta in strutture attrezzate è utile per soggiorni prolungati o di gruppi famigliari, mentre il turismo itinerante e il “viaggio” possono richiedere la libertà dell’accampamento in spazi aperti.
Da oltre mezzo secolo ho trascorso quasi tutte le mie vacanze in campeggio, dormendo in tenda o su vari automezzi, usando a volte strutture organizzate e più spesso scegliendo la libertà della sosta improvvisata. La possibilità di campeggiare liberamente, o anche solo di dormire in tranquillità sul furgone, mi ha regalato l’opportunità di conoscere ed apprezzare il territorio in modo capillare, facendo sosta nei comuni più sperduti della provincia prima e dopo magnifici giri in bicicletta o a piedi. E questo tipo di turismo “minore” contribuisce alla sopravvivenza di piccole realtà commerciali, negozietti, bar e osterie di paesi sperduti, in cui è piacevole fermarsi strada facendo.
Ma la mia repulsione per la nuova legge regionale va ben oltre la propensione per vacanze un po’ anarchiche e il piacere dei ricordi di oltre mezzo secolo di liberi campeggi.
Il divieto di campeggiare è una grave limitazione che impedisce di usufruire del territorio e dell’ambiente, primo e principale bene comune che deve essere a disposizione di tutti, gratuitamente e con l’unico limite del corretto utilizzo. L’ente pubblico deve farsi garante di questa possibilità, non negarla regalando ai privati il monopolio del diritto di sosta. Dietro la consueta formulazione ipocrita in cui si sbandierano buone intenzioni, nel provvedimento c’è infatti il solito intento di far cassa, trasformando tutto in denaro e in mercato.
Ciliegina sulla torta, le solite sanzioni spropositate, da 250 a 1000 euro per i trasgressori. Facile immaginare la scena della famigliola in vacanza o del gruppo di amici che si vedono arrivare l’addetto con il blocco delle contravvenzioni a rovinare giornata, umore e finanze. Una triste accoglienza per turisti di passaggio che si trasformerà in un ricordo indelebile della nostra regione e in una pubblicità negativa così marcata da cancellare ogni tentativo di far conoscere e amare il nostro territorio.
Certo, ogni libertà ha il prezzo della responsabilità, e chi pratica il campeggio, anche solo dormendo o mangiando su un automezzo, ha l’obbligo inderogabile di non lasciare tracce del suo passaggio, di non disturbare, di rispettare proprietà pubbliche e private. Certo, persone maleducate e poco rispettose ci sono e ci saranno sempre, ed è sacrosanto intervenire con rigore per scoraggiare e sanzionare comportamenti dannosi per l’ambiente, la quiete, la sicurezza. Ma non si può, come ormai triste abitudine, far pagare a tutti il prezzo dei comportamenti negativi di pochi, vietando in maniera indiscriminata il campeggio, invece di concentrare attenzione e repressione su chi veramente merita rigore e sanzioni.
Non è giusto costruire sempre le norme a misura dei peggiori e non è saggia la pretesa di voler sempre e comunque regolamentare ogni cosa, eliminando ogni spazio di libertà e di responsabilità. Così facendo si ottiene spesso un risultato esattamente contrario alle sbandierate buone intenzioni di partenza.
Altro motivo di preoccupazione è la spaventosa sovrapposizione di leggi fra i diversi enti che agiscono sul territorio: comune, regione, stato, Unione Europea. Una proliferazione normativa incontrollata che finisce di creare una ragnatela in cui ci sentiamo tutti intrappolati e contribuisce ad alimentare forme di risentimento sfruttate con abilità da avventurieri della politica per ottenere consensi e potere. Uno dei fattori che ha portato a un diffuso senso di frustrazione e delusione nei confronti delle realtà sotto e sovra nazionali, regioni ed Europa, spingendo molti nella trappola del “sovranismo” è proprio il moltiplicarsi dei livelli decisionali e legislativi e la pretesa di voler incasellare tutto nello schema norma-sanzione.
Forse se ne sono resi conto gli stessi promotori e responsabili del provvedimento, che non hanno fatto molto, in questi tempi di campagna elettorale, per pubblicizzare la nuova legge. Siamo ormai molto vicini alle votazioni regionali ed europee, un appuntamento di estrema importanza, soprattutto in questa fase così delicata della storia della nostra Repubblica. Non ci resta che sperare che chiunque verrà a governarci dopo le elezioni regionali abbia almeno una piccola parte della saggezza del vecchio imperatore Adriano e sfoltisca la selva normativa che si è creata nel tempo, limitandosi a promulgare pochi “saggi decreti” ed eliminando le troppe “leggi superflue”.
A cominciare, magari, proprio da quella di cui abbiamo appena parlato.
Pubblicato su La Guida del 30-5-019