Quando…

Quando mi sveglierò ogni mattina benedicendo la luce del giorno.
Quando andrò a coricarmi la sera ringraziando il buio della notte.
Quando ricaverò da ogni momento tutto il dolce e il salato, l’amaro e l’insipido, il piccante e il vellutato che ogni istante può offrirmi.
Quando saprò godere del silenzio e delle voci, immergermi con ugual gioia nella folla e nella solitudine.
Quando avrò imparato a offrire la faccia alla pioggia, a respirare con voluttà il vento, ad assorbire il caldo come un gatto, a benedire il freddo che purifica e rinnova.
Quando avrò compreso fino in fondo che l’unico guadagno che ci rimarrà è la cosa donata, l’unico investimento che frutta è l’azzardo del dare via.
Quando mi sarà ben chiaro che il tempo è infinitamente più prezioso di ogni denaro, che è follia scambiarlo con qualsiasi moneta e che ci sarà accreditato solo quello spartito con l’amico o regalato a uno sconosciuto
Quando capirò finalmente quanto pesano le parole e cosa possono portare, quando saprò distinguere i sinonimi dai contrari e mi sarà all’improvviso evidente che per poter trattenere qualcosa occorre saper dare, per crescere è necessario farsi piccoli, e che la morte è solo un pezzo ancora inesplorato della vita e non il suo opposto o la sua fine.
Quando avrò smesso di rincorrere Dio, di andare sempre più lontano per trovarlo e scoprirò con sorpresa di averlo sempre avuto accanto, in tutti questi anni, o addirittura addosso.
Quando avrò finito di cercarlo nelle scatole vuote delle religioni, nelle norme troppo umane dei tanti portavoce del divino o nelle voci troppo divine dei molti che rinnegano l’umano, quando sarò stanco di rincorrerlo nei caratteri misteriosi di lingue morte e l’avrò trovato negli occhi di te che mi stai accanto in questo preciso momento.
Quando avrò imparato tutte queste cose, forse, avrò finalmente imparato a vivere.
E quando avrò finalmente imparato a vivere, forse non avrò più nemmeno bisogno di ostinarmi a scrivere.
Mi fermerò a guardare gli ultimi granelli di sabbia scivolare piano nel collo della clessidra e, prima di chiudere gli occhi, mi regalerò ancora un sorriso.

Scritto il 18 novembre 2008, pubblicato dal Granello di dicembre 08 (tagliando la frase “nelle scatole vuote delle religioni”)